Vento in poppa!

Il diario di bordo della classe 4SA.

Dal 6 al 10 maggio 2024 noi della 4SA, con i professori  Michela Fia e Antonio Marasco, abbiamo avuto la fortuna di poter passare cinque giorni a bordo di una barca a vela, scoprendo la vita di mare. (ndr: l’esperienza si colloca all’interno del progetto “A scuola di sicurezza: la classe 4SA, infatti, è tra le 12 premiate dal bando, come descritto nell’articolo al link https://tambosi.tn.it/2024/05/06/a-scuola-di-sicurezza-il-tambosi-fra-i-vincitori-del-bando/)
Suddivisi su due vele siamo salpati da Cala Galera, in provincia di Grosseto e siamo tornati sulla terra ferma soltanto mercoledì sera, ormeggiando al porto di Santo Stefano per rifornimenti di acqua e provviste in cambusa. Ecco il nostro “diario di bordo” condiviso.

Lunedì pomeriggio le onde non erano molto alte, comunque si facevano sentire; all’inizio tutti abbiamo sentito mal di mare, io in particolare, perché ingenuamente sono andato sottocoperta e ho sentito il triplo tutte le onde!
Per questo motivo ho vomitato, ma dopo pochi minuti mi sono ripreso e ho timonato la barca fino a destinazione, l’Isola del Giglio; arrivati nei pressi della spiaggia, il nostro skipper Andrea ci ha dato vari compiti, per esempio Kessler e Tommaso hanno dovuto calare l’ancora.

Svegliarsi la mattina presto non era facile, ma grazie allo skipper Simone ci alzavamo subito a suon di “A belli, daje che la giornata è un mozzico!”. Le notti sono state abbastanza difficili da superare per il continuo dondolio.
Martedì mattina gli skipper Andrea e Simone ci hanno fatto un po’ di teoria, spiegandoci i venti (N=tramontana, NE=grecale, E=levante, SE=scirocco, S=ostro/mezzogiorno, SO=libeccio, O=ponente, NO=Maestrale ), le andature della barca (45° bolina, 90° traverso, 135° lasco, 180° poppa), la cartina nautica e come funzionano le virate. Queste ultime consistono nel portare la prua controvento e cambiare la rotta della barca. Queste ultime consistono nel portare la prua controvento e cambiare la rotta della barca.

Nel pomeriggio siamo riusciti a fare il primo bagno nel bel mezzo del mare cristallino.
Arrivati a metà settimana, avevamo tutti compreso come timonare la barca e come muoverci in sicurezza all’interno di questa, ma anche come lavorare in team, ad esempio dividendoci i compiti di cucinare, lavare e preparare tutto ciò che serve per i pasti; quando si dovevano spiegare le vele, bisognava essere almeno in 2 o 3 e ben coordinati per effettuare il lavoro in modo corretto.

Nel pomeriggio di mercoledì ci siamo tutti concessi un po’ di relax, tra chi giocava a pallone e chi invece a carte, arrivando poi alla fantomatica cena di gruppo: abbiamo assaporato diverse pietanze, spaziando dai piatti tipici a base di pesce e quelli più particolari, trascorrendo una bella serata in compagnia tra chiacchiere e piacevoli momenti.

Giovedì abbiamo levato l’ancora alla volta dell’isola di Giannutri. Durante l’attraversata ci siamo mossi a motore un po’ per la mancanza di vento, ma anche per risparmiare tempo. Arrivati all’Isola, nella mattinata, siamo rimasti subito sbalorditi dalla bellezza e unicità di questo posto. L’isola è principalmente popolata da gabbiani, pura e pulita, con il mare azzurrissimo e trasparente, tanto che si potevano osservare i pesci nuotare addirittura ad una profondità di circa otto metri. Per non perdere questa occasione, ci siamo tutti concessi un bagno, e i più avventurosi sono approdati sulla costa dell’isola.

Al ritorno, abbiamo trovato un forte vento, cogliendo così al volo l’occasione di attraversare il mare utilizzando solo ed esclusivamente le vele, azzerando in questo modo le emissioni di CO2 nell’ambiente e il rumore del motore a gasolio.
Per quanto questa iniziativa fosse molto ecologica, l’esperienza in sé è stata adrenalinica, con la barca piegata quasi a toccare completamente con il fianco la superficie del mare!
Da veri lupi di mare, i più coraggiosi si sono seduti nel lato sottovento, oppure – quelli ancora più temerari – timonavano la barca.

Arrivati finalmente alla baia dell’Isolotto, nei pressi del porto di Cala Galera, le acque si sono calmate e la barca è tornata dritta sul suo asse, facendo tirare un sospiro di sollievo alla maggior parte della ciurma.
Anche qui abbiamo fatto il bagno e successivamente abbiamo cenato; prima di coricarci nel letto, siamo rimasti a guardare le stelle: uno spettacolo stupendo…

La mattina dell’ultimo giorno alcuni di noi si sono alzati alle 5:30 per vedere l’alba: momenti toccanti, da vivere più che da raccontare. Siamo rimasti quasi un’ora a contemplare lo spettacolo di luci che riflettevano sul mare, per poi riposarci un poco
prima di partire alla volta di Cala Galera.
Speravamo di vedere anche i delfini, ma qui siamo stati poco fortunati.

Una volta svegli, consumata l’ultima colazione sulle onde, abbiamo condotto le vele verso il porto di Cala Galera, dove ci aspettavano un paio di ore intense di pulizie; infine, gli Skipper ci hanno consegnato gli attestati e verso le 14 il nostro pullman è tornato a prenderci per tornare alle nostre montagne.”

“Mentre tornavamo al porto, ho guardato indietro con gratitudine per l’opportunità di vivere un’esperienza così arricchente. La barca a vela non era solo un mezzo di trasporto, ma un portale verso un mondo di avventure e scoperte.
Se si dovesse trovare un contro, citerei il poco spazio che avevamo: non è facile stare  in 9 su una barca, comunque il panorama e gli amici hanno aiutato a far sì che il poco spazio in realtà bastasse per i 5 giorni.”

“Grazie a questa avventura abbiamo imparato l’importanza di essere un gruppo affiatato, organizzato e coeso, perché uno spazio così limitato obbliga a mettersi alla prova, cercando di lavorare tutti insieme risolvendo problemi ed affrontando le situazioni che si presentano, elaborando strategie positive. E’ stata un’esperienza indimenticabile, abbiamo vissuto l’importanza della collaborazione, dell’autonomia e dell’amicizia.”

“Una cosa molto importante che questa esperienza mi ha insegnato è l’imparare a convivere in tante persone in spazi piccoli, e a collaborare in gruppo.”

“Questa gita, oltre a farci imparare ad andare in barca, ci ha insegnato indirettamente come organizzarci, aiutarci reciprocamente e vivere tutti assieme: ogni giorno c’era qualcuno che cucinava, puliva, salpava, cazzava e lascava cime (in barca non esistono corde) e tutti davano il proprio contributo, cercando di rendersi utili in qualche modo.

“La gestione degli spazi, prima di salire in barca era una mia preoccupazione, che una volta saliti in barca e fatto passare un po’ di tempo è svanita; questa esperienza mi ha insegnato anche a condividere e rispettare gli spazi miei e dei miei compagni e credo che ci abbia anche unito di più, sia come classe che come amici.”

“Nel corso di quei 5 giorni abbiamo appreso moltissime cose e abbiamo capito come nel mare non si naviga ‘a caso’, ma si seguono moltissime regole, andature, venti e addirittura precedenze.
L’itinerario era stato predefinito ma a causa di venti e tempi instabili è stato cambiato diverse volte.
La mattina gli skipper Simone e Andrea si scambiavano le proprie idee sul da farsi in base a tutte le condizioni precedentemente elencate; ciò ci ha confermato come ci sia dietro anche uno studio in merito all’andare in barca a vela!”

“Abbiamo passato 5 giorni davvero memorabili e piacevoli, grazie all’organizzazione dei nostri professori e dei due skipper, tutto ciò che veniva da noi svolto era progettato per essere fatto in sicurezza e questo è l’insegnamento più importante che ci hanno lasciato, oltre alla loro simpatia e ironia, ovviamente.”

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